Pubblichiamo di seguito un’intervista fatta via mail a Silvestro Montanaro, giornalista di RAItre, autore di “Ombre Africane” del programma televisivo italiano “C’era una volta”. Montanaro spiega le condizioni in cui ha girato il suo documentario, le difficoltà incontrate e i problemi in cui sono incorsi al momento della traduzione. Ci offre anche la sua opinione sulla veridicità delle testimonianze che rimettono in discussione le versioni sin qui conosciute sull’assassinio di Thomas SANKARA. Gli abbiamo anche posto alcune domande sulla versione che ne esce dal suo documentario. Il documentario integrale di Silvestro Montanaro « Ombre Africane » è all’indirizzo RAItre http://www.youtube.com/watch?v=ChDY4zbMHes 1° parte
– http://www.youtube.com/watch?v=5An5I9lr9OQ&feature=related 2° parte
– http://www.youtube.com/watch?v=Gs_7wtf9B-w&feature=related 3° parte
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D: Cosa può spingere un giornalista italiano a fare un’inchiesta sulla Liberia e la sua storia recente?
R: Il mio programma, “ C’era una volta “ si occupa da sempre dei lati oscuri della globalizzazione e dello stato dei diritti umani nel mondo. L’Africa è da sempre per me uno straordinario e tragico laboratorio dove verificare il crescente strapotere della grande finanza sull’intero pianeta. Il racconto dell’Africa in occidente oscilla tra squallidi pietismi ed il non troppo velato razzismo che c’è nel raccontare le crisi africane come frutto di antichi tribalismi. Se realmente le guerre africane fossero semplicemente tribali, ben poco gli occidentali potrebbero provare simpatia per chi si scanna per così primitive ragioni. Ma così non è ed il raccontare l’Africa pietisticamente o razzisticamente è parte di una politica di occultamento delle ragioni politiche dei conflitti africani, delle responsabilità occidentali, e non solo, in essi, del carattere criminale dell’intervento del capitale finanziario in tanti paesi africani. Il debito ne è un esempio clamoroso, ma anche quanto accaduto in piena new economy con l’accaparramento ad ogni costo, anche di milioni di vite umane, di concessioni sulle ricchezze africane da poter dichiarare nelle borse di mezzo mondo. La tragedia liberiana degli ultimi 20 anni mi è sembrata esemplare da questo punto di vista.
D: La RAI vi ha dato i mezzi per lavorare correttamente? Si dice che Berlusconi in Italia tenti di controllare tutti i media.
R: Berlusconi è un fatto e non un’opinione, controlla direttamente o indirettamente la televisione generalista italiana. La mia inchiesta l’ho prodotta in Rai, con mezzi Rai. Certo è che il giornalismo critico in Italia come altrove ha a disposizione sempre meno mezzi e sempre più ostacoli. Credo che ciò faccia parte di una vera e propria crisi della democrazia a livello globale. Oggi l’unica cittadinanza possibile è quella globale. Eppure mentre il capitale finanziario, le multinazionali, si internazionalizzano ed acquisiscono sempre più poteri, al cittadino viene negata questa possibilità di base di controllo democratico, l’informazione critica globale.
D: Una volta saputo della vostra presenza e l’oggetto della vostra inchiesta avete avuto difficoltà particolari in Liberia?
R: Anche se siamo stati ben attenti a celare i veri obiettivi della nostra inchiesta, le difficoltà sono state tantissime. Due miei collaboratori in loco, giovanissimi e sanissimi, sono morti a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro in circostanze misteriose. Uno strano gruppo di sedicenti investigatori si è poi presentato a casa di alcuni dei nostri intervistati, sottraendo illegalmente documenti, foto e computer.
D: Una parte dei testimoni che avete intervistato ha partecipato senza dubbio agli orrori? E’ difficile avere un contatto con loro? Come li avvicinate? Esprimono rimpianti, rimorso?
R: Non ho mai sentito né la parola rimorso né ho potuto percepire sentimenti di questo tipo. Prince Johnson è addirittura arrivato a citare l’Olocausto degli ebrei come una dimostrazione che la guerra è la guerra e rende possibili e giustificabili tutti gli orrori, i suoi compresi.
D: I giornalisti investigativi sono divisi sull’uso della telecamera nascosta, molto utilizzata nel vostro film. Qual’è la vostra opinione in merito?
R: Credo che sia uno strumento essenziale in certi ambienti per la ricerca della verità, tanto più in Africa dove ogni verità viene occultata ed il furto di memoria storica è sistematico
D: Potete spiegarci il problema che si è verificato a proposito della traduzione? La prima versione del testo localizzava l’assassinio di Sankara a mezzanotte, la seconda sul far della notte. Cos’è accaduto nel momento della traduzione?
R: Nessun problema, solo un disguido legato al pessimo audio della microcamera. Ancora oggi mi è difficile identificare esattamente cosa dice Momo Jiba. Certo è che dai fatti sono passati 22 anni e che Momo Jiba fondamentalmente tiene a ribadire la partecipazione dei liberiani alle tristi vicende del Burkina. Allen poi nega che Taylor fosse presente sulla scena del delitto e Momo Jiba non entra nel merito se non per affermare che i liberiani parteciparono al golpe perché Taylor era d’accordo ed interessato a far del suo amico Compaoré il nuovo Presidente del Burkina. Sto tentando di raggiungerlo telefonicamente per chiedergli una ricostruzione temporale più esatta.
D: Sinora i testimoni e le inchieste situano l’assassinio di Sankara verso le 16,30 – 17,00 (piuttosto le 16,30) e nessuno sinora ha mai menzionato la presenza di Compaoré sul luogo dove è stato ucciso Sankara. Tuttavia è quanto affermano Momo Jiba e Cyril Allen anche se non sono stati intervistati insieme? Credete alla loro versione? Pensate possano prestarsi ad una qualsiasi manipolazione?
R: Non ho motivo di dubitare del racconto dei due personaggi. Erano all’oscuro della registrazione. Momo Jiba era spaventatissimo nel raccontare certe cose ed ha provveduto per ben due volte a perquisire il locale in cui eravamo alla ricerca di una camera nascosta dicendo di temere per la sua vita. Allen, poi, a telecamera ben in vista racconta solo alcune cose e nega una partecipazione della CIA. Solo quando crede che la telecamera sia spenta e quando il mio operatore si allontana, racconta del ruolo americano e del fatto che se non avesse sparato Compaoré, era pronto a farlo, su mandato degli organizzatori internazionali, Diendéré. E a quel punto sarebbe divenuto lui il presidente. Sempre a telecamera spenta Allen poi afferma di aver lavorato per la CIA per molti anni. Lo stesso Johnson, a telecamera spenta, afferma che la morte di Sankara è frutto di un complotto internazionale. Momo Jiba poi colloca l’assassinio verso sera inoltrata. Allen non cita l’ora anche perché riferisce quanto raccontatogli da tal Domingo, da Taylor e da Diendéré. E’ importante per riscontrare la loro credibilità quanto afferma Momo Jiba a proposito del suo esser stato il bodyguard di Compaoré anche nei suoi viaggi all’estero per qualche tempo. Lo avrebbe fatto perché temeva Diendéré ed i suoi soldati. Tesi poi sostenuta da Allen. E’ bene ricordare che Momo Jiba era sempre con Taylor e ne era il confidente. Momo Jiba ed Allen poi non si frequentano da tempo e credo diffidino l’uno dell’altro. Non sono sospettabili di un accordo a raccontare la stessa storia. Aggiungo poi una considerazione personale. Ma vi sembra possibile che il capo del golpe se ne stia a casa sua per malattia mentre il golpe parte? Ma è possibile che per un attacco di malaria Compaoré se ne stia a casa mentre gli altri agiscono? E’ possibile che poi invece si presenti sulla scena del delitto e pianga per il suo antico amico ucciso invece che arrestato?
La storia soprattutto di quegli anni in Africa racconta a chiare lettere che i dittatori ed i golpisti sono in prima linea e che i loro avversari vanno in ogni caso eliminati spesso insieme a tutta la loro famiglia. E’ un principio mafioso: diventa capoclan chi uccide il capoclan. Non si fanno prigionieri. Un mafioso mi giustificò l’assassinio di un ragazzino figlio di un capoclan precedentemente assassinato, dicendo: “Sarebbe cresciuto e avrebbe tentato di vendicarsi “.
Poi si costruiscono leggende….
Sankara doveva morire, per un apparente errore, ma doveva morire….Era stato pianificato ben sapendo che Sankara vivo e in prigione avrebbe costituito un grandissimo problema in patria. I suoi sostenitori avrebbero fatto di tutto per liberarlo. E vivo sarebbe stato un grande problema anche all’estero per Compaoré, visto quanto Sankara rappresentava nel mondo… Esistevano allora precisi manuali delle cellule CIA e non solo che prescrivevano in caso di golpe precisi comportamenti…Allende poteva essere arrestato, ma fu assassinato…Doe poteva essere arrestato, ma fu assassinato….Lumumba fu arrestato e divenne un caso in patria e all’estero…e fu assassinato.
D: La Commissione Verità e Riconciliazione della Liberia ha pubblicato il rapporto nel giugno 2009. Le vostre interviste sono state fatte precedentemente?
R: Le mie interviste sono state realizzate nei tre anni precedenti e fin da subito Momo Jiba mi ha detto che Compaoré avrebbe avuto problemi se al processo dell’Aia Charles Taylor avesse raccontato la verità.
D: Tra le persone intervitate, c’è qualcuno che avendo riconosciuto i propri crimini è presente nei due elenchi pubblicati dalla Commissione? Persone che la Commissione raccomanda di non perseguire e quelli che la Commissione raccomanda di perseguire?
Sul secondo elenco la prima persona si chiama Allen Brown. Si tratta di Cyril Allen? E Momo Jiba?
R: Su queste domande non so rispondervi.
D: Dopo l’uscita del vostro film avete avuto qualche eco dalla Liberia? Articoli sulla stampa? Dalle persone intervistate?
R: Per ora nessun eco dalla Liberia. Ma ho ricevuto alcuni messaggi preoccupanti da elementi protagonisti di quell’orrendo mondo dei traffici di armi e di rifiuti. Quasi che fossero preoccupati di possibili sviluppi dell’inchiesta in questo senso. Chiedo a voi…Anche il Burkina, oltre ad essere stato centrale per tanti traffici di armi, è divenuto pattumiera dei rifiuti tossici occidentali?
D: E da parte del Burkina dove parecchi giornali hanno pubblicato le testimonianze?
R: No, anzi testimonianze di stima. Ma è ancora presto per giudicare…Certa gente è estremamente intelligente.
D: Potremo disporre della versione originale in cui le interviste sono fatte in inglese?
R: Ancora qualche giorno di pazienza e sarà possibile. La mia redazione è formata da gente a contratto a tempo ed i loro contratti sono scaduti e non sono stati ancora rinnovati…
D: Dopo il primo documentario che chiama in causa la CIA e gli USA nell’assassinio di Sankara, i due documentari seguenti chiamano di nuovo in causa, in numerose occasioni, l’azione degli Stati Uniti e di cittadini americani. Avete avuto qualche reazione ufficiale o informale da parte americana?
R: Non è nello stile di certi ambienti americani manifestare pubblicamente il proprio pensiero.
D: Poiché la Francia è indicata da alcune testimonianze e poiché l’Africa francofona ed il pubblico francese sono molto attenti a tutto ciò che riguarda Thomas Sankara, potremo disporre di una versione francese? Avete intrapreso un’azione per proporre il vostro documentario alle televisioni francofone?
R: Temo che per una versione francese dovrete provvedere voi, per i problemi su citati.
D: Attualmente continuate sullo stesso argomento? Lavorate su altro?
R: Ho tanti progetti in campo…vorrei realizzarli…anche e ancora sulle ragioni vere di tante tragedie africane…Spero di poterli realizzare…
Intervista fatta via mail nel settembre 2009